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mercoledì 15 novembre 2017

Conoscenza in senso biblico: trombare o studiare?

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Fratelli in Cristo,
ho avuto una discussione con atei e miscredenti i quali sostengo che la conoscenza per noi credenti è il male, infatti Dio non voleva che la avessimo e ce la siamo presa con l'inganno obbedendo al serpente.
Io ho sempre pensato che la conoscenza della mela di Adamo ed Eva fosse quella carnale e che nulla avesse a che fare con la conoscenza scientifica e la cultura: cosa devo pensare?
ditemi come rispondere a questi bestemmiatori infami
Caio
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Fratello in Cristo Caio,
non esistono due tipi di conoscenza; la conoscenza è una, ed è lo strumento tramite cui si estende l'orizzonte dell'umana comprensione.
Proprio per tale motivo, la conoscenza si può espandere in diverse direzioni e coprire diverse tematiche: può essere scientifica o umanistica; e nell'ambito scientifico può essere biologica o matematica, così come in campo umanistico può essere letteraria o filosofica. È conoscenza,
quindi, l'astronomia, che ci consente di risalire alle origini dell'universo, come lo sono l'Iliade e l'Odissea, che ci consentono di comprendere l'animo umano e il rapporto con la divinità e che, in altre circostanze, se Nostro Signore non avesse deciso di donarci una visitina un paio di millenni fa, avrebbero potuto oggi essere nelle nostre biblioteche al posto della Bibbia.
La conoscenza non implica l'effettiva completa comprensione: anche chi non ha mai capito una mazza, se ha provato a studiare, ne sa qualcosa in più di chi neanche ci ha provato; un ateo o un miscredente, per esempio, sono in grado di citare la Bibbia e ne hanno sicuramente una qualche conoscenza indipendentemente dal fatto che abbiano fede, ma, ovviamente, non sono in grado di capirci un cazzo perché, senza la guida di Dio, potranno solo averne una visione ingannevole.
La tua domanda ricade proprio in questo campo, il campo religioso, quel campo in cui gli atei non possono capire una beneamata mazza, essendo dei deprivati spirituali.
Infatti, è proprio la Bibbia che ci suggerisce la vera definizione di conoscenza.
In Genesi troviamo Dio che crea l'uomo. L'uomo potrebbe essere vivo, avere un'Anima come gli altri viventi già creati da Dio senza soffiarci nulla dentro: l'uomo, come tutti gli animali, potrebbe essere semplicemente Anima-to, ma il Signore vi soffia dentro, vi insuffla il pneuma, lo Spirito. Lo Spirito quindi è qualcosa di diverso dalla semplice anima, di più della sola capacità razionale/istintiva tipica dell'animale vivente; l'essere animato riconosce il pericolo, distingue le piante velenose, possiede l'istinto di protezione verso della prole; invece è caratteristica giustamente (in quanto figli prediletti del Signore) solo umana quella di provare sentimenti e di considerare tali sentimenti superiori al mero discernimento razionale tipico degli animali, e degli atei e degli scienziati: (Gen 2,7) Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito. Qualsiasi cosa avesse bevuto prima, possiamo dire con certezza che quell'alito doveva essere particolarmente inebriante e ne siamo venuti fuori abbastanza bene, sicuramente con capacità superiori a quelle del resto del regno animale, quindi un minimo di gratitudine questi cazzoni di atei dovrebbero perlomeno dimostrargliela e
ambire, almeno, di frequentare le distillerie delle sfere celesti!
Ma allora la domanda si pone chiara: cosa c'era in quel pomo appeso all'albero della Conoscenza? Cosa è la conoscenza del bene e del male, se tale conoscenza non ha a che fare né con l'istinto razionale, di cui sono dotate, in maggiore o minore quantità,
tutte le bestie (atei e scienziati compresi), né con il sentimento spirituale, già ricevuto dall'uomo con la zaffata nel naso? Perché la conoscenza in senso biblico viene erroneamente assimilata alla  sola conoscenza carnale?
La Conoscenza, spiega la Genesi chiaramente seppure fra le righe , è quel guizzo che ci ha fatto comprendere il senso della vita e della morte (la Bibbia ci narra infatti di un albero della conoscenza del bene e del male, e che cos'è il bene o il male per l'uomo se non il vivere o il morire?). Prima di mangiarne il frutto, l'uomo era eterno, o forse solo ignaro della morte che lo attendeva; anche il rapporto sessuale non era proibito, ma era puro sollazzo, in quanto non procreativo, o almeno non si aveva coscienza che fosse insita in tale atto la continuazione della specie. 
Sesso nell'Eden? Puro sollazzo!
Quindi la conoscenza biblica presenta due facce, seppur su un'unica medaglia: 
  • la faccia della morte (rendersi conto che la vita finisce: evidentemente gli animali, non associano la morte altrui al proprio destino futuro, e così doveva accadere anche ai primitivi scimmioni da cui discendiamo; Adamo ed Eva furono anch'essi ignari, almeno fino al giorno della cacciata dal Paradiso Terrestre: ma da quel giorno, la cosa è tristemente nota a tutti noi);
  • la faccia della vita (la conoscenza carnale, ovvero il collegamento fra una sana scopata, una bella spurgata di sborra nel buco giusto, e il pancione della femmina che cresce dal mese successivo). 
Di tutto ciò l'uomo prende atto mordendo il pomo che gli viene porto dalla donna, situazione simbolica della Parola del Signore, pagina biblica che vuole rappresentare il momento in cui la donna, presa coscienza del legame fra il suo pancione crescente e le recenti nerchiate ricevute in vagina, trasmette tale illuminazione al maschio, che, faccia attonita, sguardo ottuso, morso di mela che scende di traverso nell'esofago, ascolta impotente tale rivelazione, subendone le infauste conseguenze da lì a pochi mesi e per l'eternità (o almeno fino all'invenzione del preservativo).
La brutale conseguenza è la presa di coscienza della nudità: dal precedente stato animalesco privo di coscienza (Gen 2, 25) erano nudi... , ma non ne provavano vergogna, all'umana presa di coscienza di sé (Gen 3, 7) e si accorsero di essere nudi. Andare in giro col ciondolo moscio non era proprio cosa di cui andare fieri!
Adamo: "in che senso devo mordere il pomo? Ma poi se tromba?"
Nostro Signore non voleva che prendessimo coscienza di tutto ciò, preferiva vivessimo ignari e felici con le bocce e la minchia al vento: ci aveva intimato di fare tutto il cazzo che ci pareva, (Gen 2,17) ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire. Egli è un buon padre amoroso e protettivo e non voleva che capissimo il nostro triste destino!
Dietro ogni mito biblico c'è quindi sempre una semplice ed ovvia verità storica: spiegatelo a quei cazzoni di atei che pensano alla storia della mela come a una favoletta del cazzo. 
Il serpente non è altri che l'alter ego del maschio che si dissocia dalle sue pulsioni, evidentemente simbolo della minchia tentatrice che pur di ficcarsi e sborrare nel primo orifizio femminile disponibile, è pronta ad imbonire la femmina con le balle più assurde e a subire interminabili pomeriggi all'Ikea. 
La cacciata dal Paradiso è il retaggio dell'evoluzione che da protoscimmie incoscienti tanto della morte, quanto del legame fra sborrate in figa e procreazione, ci conduce a diventare umani coscienti; ma i figli, fuori dal Paradiso Terrestre, diventano una croce (che il Figlio del Signore mi perdoni per quest'infausta similitudine), occorre mantenerli spaccandosi la schiena nei campi e il salto del coniglio diviene regola di vita: (Gen 38, 9) Onan ... ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva il seme per terra. Tale pessima abitudine si diffuse a macchia d'olio, tanto che Nostro Signore, per evitare l'estinzione del Suo popolo prediletto, dovette passare alle maniere forti e per raddrizzare la situazione applicò per primo il famoso precetto maoista (Ovviamente il Signore non aveva bisogno di aspettare migliaia di anni per conoscere il Libretto Rosso dei Pensieri di Mao) Colpire Onan per educarne cento e (Gen 38, 10) fece morire anche lui
Proprio in tale epoca avviene anche l'involuzione dei modelli di vita sociale; si passa dalle gioie dei cacciatori raccoglitori circondati dalla ricchezza della flora e della fauna delle foreste tropicali (Disse il Signore con amore: (Gen 2,16) Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino), al sudore della fronte di allevatori e coltivatori (Disse il Signore con dolore: (Gen 3, 19) Con il sudore del tuo volto mangerai il pane): ma fra tanti, furono in particolare i pecorai ebrei, certo più evoluti per volontà del Signore degli ottusi contadini della valli del Nilo, del Tigri e dell'Eufrate, che per primi presero finalmente coscienza della superiorità del maschio sulla femmina (Ordinò il Signore: (Gen 3, 16) Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà).
Fino a quando il mistero della creazione della vita era detenuto dalla donna, il culto della madre terra vedeva la divinità primigenia come femminile, mentre, una volta svelato il mistero della fecondazione, il maschio cominciò a prendere il ruolo che gli spettava nella società. 
Grazie alle Scritture si arrivò infine a considerare giustamente la donna come un mero involucro incubatore del seme maschile, vero simbolo di fertilità, e finalmente furono spodestate completamente le antiche e false mitologie della madre terra e delle civiltà gilaniche, sostituite dalle virili e bibliche mitologie di guerra mediorientale che, se ancora tengono banco, ci sarà pure un motivo! Troviamo finalmente al giusto posto nella storia e nella letteratura le belle narrazioni di stermini e fiumi rossi di sangue perpetrati in onore a Yahweh, vero e unico Dio, maschio e condottiero, alla guida di un eroico popolo di maschi guerrieri che già allora preparavano per il Signore dettagliati reportage: (Dt 2, 34) In quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne e bambini; non vi lasciammo alcun superstite; Egli governa alfine un mondo giusto, ove le donne tacciono, sono sottomesse e lo smorzacandela è proibito perché è scritto (1Cor 14, 24) le donne ... tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse; ove la femmina è destinata ad espiare la sua colpa sanguinando una volta al mese e a partorire soffrendo perché è scritto (Lv 17, 11) il sangue espia e (Gen 3, 16) con dolore partorirai figli; ove la femmina deve pregare col capo coperto per rispetto al maschio perché è scritto (1Cor 11, 5) ogni donna che prega o profetizza a capo scoperto, manca di riguardo al proprio capo che è l'uomo.
Compito dell'uomo, assegnatoci da Dio, è quindi certo quello di vivere spiritualmente, nella coscienza che la fede e la spiritualità sono superiori alla conoscenza, ma anche di sconfiggere la morte procreando, ovvero di estendere la conoscenza; estenderla in ogni senso però, e quindi fare sì che la specie prediletta del Signore possa invadere non solo la terra, ingraiando tutte le femmine disponibili sul pianeta, ma anche l'intero universo, questo proprio grazie alla conoscenza scientifica, unica possibilità di portare minchie terrestri a sborrare negli angoli più lontani della creazione.
Panspermia, ovvero farcire un'aliena di sborra: un' ipotesi da non trascurare
La conoscenza, sessuale e scientifica, è dunque tutto ciò che serve all'uomo per superare la propria morte, ovvero comprendere e lasciare ai posteri una comprensione sempre maggiore di tutto ciò che ci servirà a colonizzare l'universo, inseminare le future menti per avere una continuità culturale, esattamente come da primitivi inseminavamo i corpi delle femmine per avere una continuità della specie e ci accontentavamo di invadere solo questo pianeta.
Se non ti lecchi le dita ...
Come diceva il saggio (Fnz 1, 1) Se non ti lecchi le dita, godi solo a metà!: scoparle la fica è come mangiare le patatine, ma se non vuoi godere a metà, devi leccarti anche le dita ovvero fotterle anche il cervello e per questo serve ben di più che una minchia tozza: senza conoscenza, farai solo la figura da coglione che fece Adamo quando addentò il pomo!

Benedittanza

quanta i primitivi boccaloni che sborravano dentro senza sapere di fecondare
quanta le toste primitive che si facevano chiavare a destra e a manca facendo credere al maschio di essere le detentrici del segreto della vita
quanta la sfiga di quella fessa di Eva che, invece di stare muta come raccomanda San Paolo, svelò il segreto della fecondità al fidanzato, facendo finire la pacchia del parto indolore per tutte le femmine del genere umano

Tancredi

8 commenti:

  1. La vera ragione per cui Yahweh si era incazzato con Adamo ed Eva è che trombavano tutto il tempo come scimmie. Eva aveva orgasmi formidabili e i suoi gemiti erano talmente forti che arrivavano fino al cielo e lo disturbavano.
    Inoltre, quando scendeva a passeggiare nell’eden sempre pestava i preservativi che Adamo lasciava per terra invece che metterli nel sacchetto plastica & metalli.
    Un giorno che gli giravano i coglioni glielo disse chiaro e tondo: “Piantatela porcodio! Non vedete che avete ridotto questo giardino come un letamaio? Non vi vergognate?”
    Ma anche questo severo richiamo rimase inascoltato così che Yahveh, che si era rotto il cazzo, scatenò su Adamo ed Eva le note maledizioni, la peggiore delle quali fu: “se la vorrai trombare – gli disse – dovrai sposarla, altrimenti sarai dannato a farti le seghe.”
    “E stai attento – continuò – perché le seghe ti faranno diventare cieco.”
    Così per diversi secoli chi voleva trombare dovette sposarsi, ma per fortuna l’esperienza insegnò che non solo a farsi le seghe non si diventa ciechi ma anche che si può trombare senza sposarsi e senza pericolo della dannazione eterna.

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  2. A me 'sto fatto che er serpente 'nganna, nun m'ha mai convinto. Il serpente, secondo me, ha offerto un'alternativa, presentato un'altra realtà che Eva ha valutato ed accettato. I motivi in fondo interessano poco specie se consideriamo che su questi si è basata una secolare misoginia della Chiesa. Forse si era
    rotta, nella sua sensibilità di donna, le scatole di una vita felice ma sempre uguale. Forse leggendo e commentando la Genesi si dovrebbe "prendere di petto" l'estensore.
    Molte delle cose scritte sono pregiudizi: l'estensore già sa quale sia il bene e quale sia il male e di questo fa chiave di scrittura; ma in realtà il concetto non fa parte del testo. Il serpente chiede se vuoi conoscere il bene ed il male e quindi essere uguale a Dio. Mettiamo che Eva avesse resistito al cosiddetto inganno: stavamo meglio o stavamo peggio?

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    1. Caro fratello Carlo,
      Santo, Santo, Santo è il Signore Dio dell’universo.
      Io non possiedo, ahimè, la profondità dei nostri Santi esegeti, ma mi permetto di esporti alcune riflessioni sperando che qualcuno di Essi possa eventualmente correggermi.
      Il tuo ritenere che molte cose scritte nella Sacra Bibbia siano pregiudizi è una bestemmia orrenda che grida vendetta al cospetto del Signore.
      Nessuno può dubitare sulla Verità Eterna scritta in questo libro Sacro che è la base della nostra Santa Fede.
      Le Sacre Scritture ci dicono che il mondo era perfetto quando Dio lo creò (fra il 5200 e il 4000AC, secondo quanto ci dicono i Santi studiosi dell’argomento).
      Fu il peccato originale che lo corruppe, ma era perfetto al punto che anche i serpenti parlavano, non solo l’aramaico ma diverse lingue straniere ed in particolare il latino che divenne poi la lingua ufficiale nei rapporti fra Lui e il Suo popolo.
      Altrettanto vero è che fu Dio che mandò il serpente a tentar e Eva, sapendo benissimo (non per niente è onnisciente) che questa avrebbe mangiato e offerto ad Adamo la mela, disobbedendo alle Sue disposizioni e dando origine al peccato.
      La domanda è quindi: perché lo fece? La risposta è semplice se si considera che tutto in Lui è Bene Supremo e anche questa Sua decisione non poteva che tendere al Bene di chi ama come figli.
      Paradossalmente, quindi, è il peccato il nostro Bene “Perché tutte le cose derivano da lui, ed esistono grazie e per lui. A lui la gloria per sempre! Amen.” (Romani 11:36).
      Del resto, il nostro piacere non sarebbe così grande se scopare non fosse associato al senso di peccato.
      Il sesso quindi è il grande dono che Dio ci ha concesso e per il quale non smetteremo di ringraziarlo.
      il Salmo 100:4 ce lo spiega in modo inequivocabile: “Entrate dalle sue porte ringraziando e nei suoi atri con lode. Dategli grazia, benedite il suo nome.”
      Come vedi, il Salmo parla di porte al plurale, quindi non badiamo alle minuzie. Tutte le porte sono buone per lodare il Signore.

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    2. Fratello in Cristo Zaratù! i tuoi studi stanno dando frutto meravigliosi. Direi che sei pronto per esporre pubblicamente le tue esegesi ed avvicinare con le tue sante parole i fedeli dubbiosi alla parola del Signore!
      Se ti senti pronto anche tu comunicacelo!
      Benedittanza!

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  3. Carissimo fratello Tancredi,
    sono lusingato dal tuo gentile invito ad unirmi al Vostro gruppo di esegeti e ti ringrazio per l’immeritato apprezzamento così generosamente espresso per il mio modesto intervento.
    Io sono un umile servo Del Signore e non ambisco ad altro che continuare ad adorarlo con le opere e la preghiera, ma francamente non credo di avere lo spessore culturale né la santità per illudermi di poter – uso le tue parole – avvicinare i dubbiosi alla Sua parola.
    Certo continuerò a partecipare con le mie modeste osservazioni ai dibattiti di questo nostro cenacolo, ma soprattutto ad abbeverare il mio spirito alla sorgente di luce costituita dalle Vostre Sante esegesi.
    Permettimi però di esprimere il rammarico per una lacuna presente in questo cenacolo. Mi riferisco ad una voce femminile che arricchisca il dibattito con la sua particolare sensibilità ed esperienza, stimolandoci a meglio penetrare i più reconditi anfratti della F…ede e di tutto il suo circondario.
    So che in passato Mafalda e Benedetta partecipavano attivamente ai nostri santi dibattiti. Dove sono finite?
    Che la pace del Signore sia sempre con te.

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    1. Le sorelle si sono ritirate in clausura :(, ma una nuova esegeta si sta preparando ed una sua uscita è imminente! attendi speranzoso!
      Benedittanza!

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    2. Oh che bello, una nuova sorella in Cristo! Anche se noi poveri peccatori ci saremmo accontentati anche di una Cugina in Cristo,o una nipote, una cognata, anche una zia purchè ben dotata, di vera Fede s'intende, e profondamente aperta, al dialogo interculturale e non, desiderosa a dissetarsi ponendosi umilmente bocconi di fronte alla fonte della vita bevendone avidamente fino all'ultima stilla per poi ridistribuirla anche ad altre sorelle in una sorta di cumsharing dell'esegesi. Attendiamo trepidanti.
      Benedittanza a iosa su tutti noi. PIO BERNARDO

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